domenica 29 novembre 2009

L'ATTACCAMENTO ALLA "RES PUBLICA"


Res Publica may only make sense within a Universal Vision. La Res Publica ne peut avoir du sens que dans une vision universelle. Res Publica hat kein Sinn ausserhalb einer universellen Weltanschauung.


Ciò che è permanente nel "Senso dello Stato" va definito piuttosto come “attaccamento alla cosa pubblica”. Questo, come tale, esisteva anche nelle antiche città-stato e monarchie (“politeía”, “res publica”;cfr. Riccardo Lala, 10000 anni di identità europea, 1° Volume, Patrios Politeia, Alpina, Torino, 2006; http://www.alpinasrl.com/catalogo/cat_baustellen/cat_10000_anni_identit%E0.htm). Infatti, esso è un istinto naturale, che fa comprendere al singolo che la fedeltà alla cosa pubblica è l’unico modo per partecipare in modo sensato alla storia del mondo (“ánthropos zóon politikón”).


Nell' Europa moderna, il “Senso dello Stato” nasce con la decadenza della “Res Publica Christiana”, come fedeltà al monarca nazionale, che si trasforma, gradualmente, in fedeltà allo Stato nazionale. Questo nuovo tipo di fedeltà parte dall’idea che la “sovranità” appartenga non già a Dio, al Papa o all’Imperatore, bensì al Sovrano assoluto, e, poi, al successore di questo, lo Stato Nazionale. Conseguenza di questa sovranità è che il Sovrano, e/o lo Stato Nazionale, è investito di un’enorme responsabilità, vale a dire quella di realizzare, come nelle monarchie assolute protestanti, il piano provvidenziale di Dio, o, nel caso dei più recenti Stati Nazionali, la particolare “versione nazionale” del progetto universale.


Con il sorgere della “Globalizzazione Moderna”, la Sovranità degli Stati Nazionali incomincia a trovare ostacoli, al principio, in istituzioni come la Santa Alleanza, la Triplice e la Quadruplice, il Trattato dell’Aia, la Società delle Nazioni, e, poi, in tutta quell’enorme congerie di organismi internazionali e sovrannazionali che si sono fra di loro sovrapposti nel corso del XX Secolo.


In questa situazione, è ovvio che la fedeltà assoluta verso lo Stato Nazionale sia andata progressivamente stemperandosi e confondendosi con altre lealtà, apparentemente partecipi del carattere della sovranità, e, quindi, della provvidenzialità, come, per esempio, l’internazionalismo, il blocco democratico o quello socialista, le Nazioni Unite, la Nato, l’Unione Europea.


Nello stesso tempo, avendo, in tal modo, lo Stato Nazionale, perduto la sua aura di sacralità esclusiva, esso si è visto anche costretto a cedere nuovamente spazio a quegli Stati e/o Nazioni minori, a cui si era sostituito nel corso degli ultimi 200 anni (come, per esempio, i Länder tedeschi, le Regioni italiane, i “Pays” francesi).


A questo punto sorge una domanda: in che misura l’uomo moderno è psicologicamente attrezzato per questa “fedeltà plurima”: Umanità, Continente, Nazione/Macroregione, Regione, Città, Comunità locale, Famiglia? Ricordiamo, intanto, che questo tipo di fedeltà plurima si era mantenuta, in Europa, ma anche in altre aree del mondo (cfr., per esempio, il Dar-ul-Islām o il Tien-Xiaa cinese) per migliaia di anni. Dante ci offre un magnifico esempio di questa “identità plurima”, là dove egli si sente innanzitutto suddito della Monarchia Universale, ma, all’interno di questo, rivendica un ruolo privilegiato per l’Italia (il “Giardin dell’Impero”, “Donna di Province”), e, comunque, sente un legame centrale ed irrefrenabile per il Comune di Firenze, che pure l’ha condannato all’esilio. Che cosa permette a Dante di non soccombere alla schizofrenia a causa di questa sua “identità plurima”? A nostro avviso, questo è la sua adesione ad una visione del mondo più ampia, una visione del mondo fondata sulla comunalità fra le grandi culture del mondo, nei loro aspetti esoterici ed exoterici.


La mancata attualizzazione dell’attaccamento alla Cosa pubblica deriva dall’insufficienza, da parte dell’attuale cultura tecnocratica, a fondare, da un lato, una vera comunalità fra tutti gli uomini, e, dall’altro, una reale comprensione di che cosa sia l’identità.


La rinascita di una cultura veramente universale presuppone una serie di operazioni culturali appena abbozzate: una comprensione senza pregiudizi del multiculturalismo, il completamento dell’approfondimento del Concilio Vaticano Secondo iniziato da Giovanni Paolo II, lo studio dell’identità europea e delle identità regionali, ed una nuova diversa legittimazione dell’identità nazionale.


L’insufficienza, che noi vediamo nelle attuali forme culturali a realizzare questo rinnovato equilibrio universalistico, non esclude, per altro, che, invece, nella prassi, si stiano realizzando alcuni momenti di anticipazione di tale rinnovata cultura.Cose come l’impegno nel Volontariato o nell’Aiuto allo Sviluppo , la lotta per l’avanzamento della Costruzione Europea, la difesa dell’Italia dalle prepotenze della globalizzazione e della criminalità organizzata, ed, infine, lo stesso impegno civico per il miglioramento della propria Città, e/o della propria Regione, costituiscono tutte forme attualizzate di Senso dello Stato “diffuso” ed universalistico sul modello dantesco.



Informazioni: Riccardo Lala

http://www.alpinasrl.com/

riccardo.lala@alpinasrl.com



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