
La rappresentanza istituzionale degli imprenditori, come, per altro, anche quelle dei lavoratori industriali, degli agricoltori, delle professioni e del pubblico impiego, ecc., costituiscono un asse portante di un Modello Sociale Europeo, il quale ultimo è fondato, non già sull’interazione anarchica sul mercato di soggetti economici atomizzati, bensì sulla sinergia e la collaborazione, in vista del bene comune, di imprenditori, lavoratori, professionisti, intellettuali, pubblici ufficiali, ecc. - ciascuno aderente, su base volontaria e democratica, ad un associazionismo diffuso, che costituisce la linfa vitale della partecipazione e della coesione sociale -.
La tipologia delle associazioni imprenditoriali è, in Italia, altrettanto variegata di quelle di ogni altra categoria di lavoratori, funzionari, e/o professionisti - rispondendo, con ciò, a quell’esigenza di pluralismo che è insita nel Modello Socio-Economico Europeo -.
Abbiamo, così, Confindustria, le associazioni “verticali” di categoria, le associazioni della piccola e media impresa, quelle dell’artigianato, ecc.. Abbiamo anche Piccola Industria, API, CNA, CNA Piccola Industria e Confartigianato.
Un elevato grado di pluralismo caratterizza, in Italia, non solamente la politica e l’associazionismo, bensì anche la società civile.Non dimentichiamo che l’Italia ha, alle sue spalle, 4.000 anni di storia; che essa è il risultato della fusione di decine e decine di etnie diverse, delle tradizioni di migliaia di Stati locali e regionali, della sedimentazione di molteplici società cittadine, ma anche feudali, religiose, claniche e cetuali.
Ancor oggi, gli interessi del pubblico impiego, delle Partecipazioni Statali, delle grandi Public Companies, della Fiat, delle grandi imprese familiari, delle piccole e medie imprese, delle microimprese, dell’artigianato, delle cooperative, del no-profit, sono, evidentemente, differenti, e non solamente giustificano - bensì, addirittura, sotto un certo punto di vista, richiedono, una rappresentanza di tipo altamente segmentato e differenziato -.
La molteplicità e contraddittorietà delle problematiche attinenti alla rappresentanza degli interessi imprenditoriali è esemplificata egregiamente, “ad abundantiam”, dalla situazione presente a livello piemontese.Nel nostro caso, notiamo una dispersione enorme nella rappresentanza di soggetti imprenditoriali diversi, come il Gruppo Fiat, le ramificazioni torinesi di Finmeccanica, le public companies a proprietà internazionale come Avio, le presenze locali di multinazionali con base italiana, le presenze locali di multinazionali europee o americane, le imprese pubbliche, regionali, municipalizzate, le cooperative, le imprese familiari italiane, quelle piemontesi, le medie imprese con un respiro internazionale, le piccole imprese, le micro-imprese, gli artigiani, le ONG, ecc..
In concreto, pensiamo che alcune iniziative, sulle quali si potrebbero focalizzare gli sforzi comuni delle associazioni di categoria a livello locale, sono le seguenti:
a) attività congiunta volta all’adozione, da parte della Regione, di una legislazione piemontese, sulla falsariga di quelle di altre Regioni (come, per esempio, la Lombardia e l’Emilia Romagna), finalizzata al supporto concreto (in particolare, finanziario), per le piccole e medie imprese interessate alla presenza sui mercati internazionali (Progetto di legge regionale per il supporto all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese piemontesi);
b) promozione di consorzi fra imprese e società di consulenza localizzate sul territorio (piemontese, del Nord-Ovest e/o delle Alpi Occidentali), volti a fornire servizi mirati alle piccole e medie imprese nel campo dell’internazionalizzazione e/o della collaborazione cultura/impresa (Consorzio delle imprese piemontesi per la consulenza all’internazionalizzazione);
c) azioni comuni (verso il Ministero degli Esteri, verso le Autorità locali, verso le imprese capo-commesse) finalizzate alla presenza delle piccole e medie imprese (piemontesi e/o del Nord-Ovest) in territori o su tematiche sulle quali l’Italia è particolarmente presente, ma relativamente alle quali la piccola e media impresa del Piemonte ha particolari difficoltà ad essere operativa (ad esempio, la Russia, il nuovo Comprensorio industriale di Kragujevac in Serbia);
d) iniziative di lobbystica legislativa internazionale (che, ovviamente, coinvolgono almeno anche i livelli nazionale e/o europeo), come, per esempio, la modifica delle definizioni delle aree geografiche interessate al programma Interreg, che penalizzano le imprese del Nord-Ovest, oppure la revisione delle normative americane in materia di licenze all’estero, che presentano carattere di particolare attualità per le imprese piemontesi dei settori Aerospazio e Difesa);
e) forme di rappresentanza appropriate per le “microimprese” (le quali, a nostro avviso, non sono rappresentate adeguatamente da nessuno, e le quali dovrebbero, probabilmente, trovare un nuovo tipo di rappresentanza professionale, simile a quella delle professioni liberali).
Per ulteriori informazioni:
http://www.alpinasrl.com/Bouleusis_piccole_imprese.pdf
http://tamieia.blogspot.com/
riccardo.lala@alpinasrl.com
Nessun commento:
Posta un commento