domenica 29 novembre 2009

RIPENSARE IL RUOLO DELLE FONDAZIONI


The complex situation of Foundations in Italy. La situation complexe des Fondations en Italie.Komplexe Lage der Stiftungen in Italien

All’interno dell’attuale società postmoderna,è, oramai, divenuta indispensabile una definizione trasparente dei rapporti fra economia e cultura, la quale permetta, attraverso una chiara definizione delle priorità, di risolvere questioni, ad oggi, apparentemente, insolubili - come, per esempio, quella circa come sia possibile salvare, ed, addirittura, incrementare, l’inestimabile patrimonio culturale del Piemonte, dell’Italia e dell’Europa, nonostante l’attuale pessimistico clima post-crisi, nell’ambito del quale parrebbe, addirittura, che l’unico slogan condiviso dalla classe politica, a livello mondiale, sia: “Tagli alla cultura!” -.

A nostro avviso, da un punto di vista puramente teorico, tutto occorrerebbe tagliare, fuorché la cultura. Ed, in effetti, a nostro avviso, la cultura, lungi dal costituire (come pensano molti politici) un’“attività improduttiva”, costituisce, invece, la risorsa fondamentale per la sopravvivenza di qualsivoglia società, ed, in particolare, dalle società dell’Europa, le quali posseggono l’assoluta maggioranza del patrimonio culturale dell’Umanità.

Quanto sopra non è contraddetto, bensì rafforzato, dal fatto che, oggi, sia non già la “cultura alta”, bensì la “cultura popolare”, quella che concentra su di sé la maggior parte dell’interesse generale. Infatti, a nostro avviso, sempre di cultura si tratta, e la cultura popolare presuppone la cultura alta, così come quest’ultima presuppone quella popolare.

È chiaro che anche i due poli - cultura ed economia - sono chiamati, ineluttabilmente, a sostenersi a vicenda.La prova migliore di quest’ultimo assunto è costituita dalla millenaria vicenda del mecenatismo, nell’ambito del quale il Principe, inteso come colui che detiene il potere, ma anche le redini dell’economia, finanzia la cultura, per riceverne, in cambio, legittimazione. Questo rapporto è proseguito, in epoca moderna, da un lato, con il “Moderno Principe” (per Gramsci, il Partito Comunista), e, dall’altro, con il nuovo potere economico (inutile citare i vari esempi, da Peggy Guggenheim, a Giorgio Gualino, a Nelson Rockfeller, alla Famiglia Agnelli).

Nella società postmoderna, le Fondazioni costituiscono una realtà ibrida, la quale va al di là delle rigide distinzioni pubblico/privato. Vi sono fondazioni le quali, coerentemente con la figura giuridica tradizionale della “fondazione”, sono effettivamente il risultato della volontà mecenatistica dei loro fondatori; ve ne sono altre, nelle quali l’aspetto mecenatistico si fonde con la volontà di costituire una base istituzionale per la proprietà dell’impresa, in parziale competizione con lo spirito capitalistico (come, per esempio, le fondazioni tedesche Bosch e BMW).

Nel caso italiano, l’idea di Fondazione tende a confondersi con quella di Fondazione Bancaria (oggi, “Fondazioni di Origine Bancaria”), un soggetto giuridico creato (tutto sommato come forma di compromesso) nell’ambito della cosiddetta “privatizzazione” delle imprese bancarie.

Il concetto di fondo - vale a dire quello che il “nocciolo duro” di proprietà pubblica/sociale potesse essere destinato dalla gestione d’impresa - porta ad un recupero dell’idea originaria, italiana e cattolica, della Banca come Opera Pia. Le Fondazioni, titolari della proprietà delle banche privatizzate (i “nuovi mecenati”) potranno reinvestire i loro utili nel finanziamento della cultura e dell’innovazione.

Nasce, da ciò, innanzitutto, una fondamentale conflittualità, da un lato, con le missioni istituzionali degli Enti Pubblici Territoriali, e, dall’altro, quelle delle Fondazioni. E, per complicare ulteriormente il quadro, le neonate Fondazioni sono state poste sotto la potenziale tutela degli Enti Pubblici Territoriali, i quali nominano, in effetti, la maggioranza dei relativi Consigli di Amministrazione.Espressione, tutto ciò, da un lato, di una sacrosanta forma di autogestione territoriale, conforme al Principio di Sussidiarietà, ma, dall’altro, anche fonte inesauribile di conflitti di interesse e di conformismo.

Ciò detto, occorrerebbe, probabilmente, ritornare alla concezione tradizionale delle Fondazioni Bancarie, quali espressione della Società Civile, dedicate puntualmente a fini umanitari.Più in concreto, riteniamo che le Fondazioni Bancarie, una volta meglio definita la loro missione e la composizione dei loro organi amministrativi, possano esercitare un effettivo ruolo di supporto allo sviluppo della Società Civile sul territorio, nella misura in cui esse siano capaci di incarnare concretamente la continuità dell’identità regionale, la sua indipendenza dal potere politico, e/o economico, contingente, ed, infine, un’eccezionale risorsa di qualificazione tecnico-culturale-finanziaria.

Affinché ciò sia possibile, è necessario che, così come il comportamento delle Autorità Locali, delle Imprese ed Associazioni, dev’essere sempre più retto da codici di condotta, così pure l’attività delle Fondazioni debba perdere il suo carattere discrezionale, insindacabile e “di ultima istanza”, che, fino ad ora, ha caratterizzato il loro ruolo come Enti che “fanno pendere l’ago della bilancia”, collocando anche le stesse Fondazioni all’interno di un sistema di regia regionale e nazionale.

Per ulteriori informazioni:
http://www.alpinasrl.com/Bouleusis_enti_pubblici.pdf
http://tamieia.blogspot.com/
riccardo.lala@alpinasrl.com

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