domenica 29 novembre 2009

LA CULTURA COME SETTORE DELL'ECONOMIA PIEMONTESE


Culture to be considered as a segment of piemontese industry. La culture doit etre considérée comme un secteur de la culture piemontaise. Kultur muss als ein Bestandteil der Piemontesischen Kultur betrachtet werden.






Senza addentrarci nella disamina dei diversi settori di attività che stanno gradualmente accrescendosi in Piemonte, e ricoprendo, per così dire, gli spazi lasciati vuoti dalla struttura della “Città dell’Automobile”, ci concentreremo, qui di seguito, sulle sole problematiche proprie all’industria culturale.


Ci si accorgerà anche che, oggi, la cultura non è solamente il necessario “background” per il governo del Paese e per la promozione del territorio, bensì anche un settore produttivo importante (fondazioni, associazioni, case editrici, istituzioni teatrali, musei, cinematografia, festival) ed un segmento rilevante dell’impegno, tanto nel settore privato, che nel settore pubblico allargato (istituti finanziari, premi letterari, mostre, finanziamenti, cooperazioni internazionali, ecc.).


Nonostante l’enorme incremento dell’offerta culturale in Piemonte negli ultimi anni, vi è stata sempre più, in questi stessi anni, la sensazione diffusa che la situazione attuale sia di stallo, e, ciò, per una serie di motivi, che hanno fornito anche alimento ad importanti polemiche nel corso degli ultimi mesi:

- i “tagli” ai finanziamenti alla cultura;

- lo scandalo del Premio Grinzane Cavour;

- la crisi dell’industria editoriale piemontese;

- le “manovre” di Roma e di Milano per sottrarre a Torino la Fiera del Libro e Settembre Musica;

- la scarsa incisività delle iniziative regionali in materia di cinema;

- la necessità di una maggiore trasparenza dei finanziamenti alla cultura;

- la domanda di un maggiore livello di privatizzazione.


Qui come altrove, la ragione fondamentale delle difficoltà è costituita dalla mancanza di una visione complessiva coerente, intorno alla quale mobilitare le energie e le risorse pubbliche e private. Il venir meno delle capacità innovative dell’“Ideologia Piemontese”, che costituiva, in passato, tale filo conduttore, ha lasciato un vuoto che viene riempito dall’occasionalismo.

Certo, la situazione attuale presenta anche alcuni vantaggi, in quanto consente una maggiore apertura e libertà di espressione. Riteniamo, infatti, che ci si debba tenere lontani da ambedue gli eccessi: da un lato, dall’eccessiva invadenza di un “pensiero unico”, ma, dall’altro, anche dall’assenza del pensiero e dalla mancanza di progettualità.


Che cosa si potrebbe, dunque, proporre, per riempire il vuoto che si è, così, venuto a creare? Non crediamo di dire niente di nuovo, bensì, anzi, di ripetere un tema ricorrente nei dibattiti dedicati a questo argomento, affermando che i nuovi contenuti dovrebbero essere forniti dall’Identità Regionale, a cui abbiamo dedicato molte pagine in altri interventi.L’Identità Piemontese costituisce, infatti, un tema condiviso, che può costituire l’elemento catalizzatore di un dibattito aperto, nel quale possano confluire tutti i contributi culturali di vario orientamento. Dovrebbe così essere possibile un coordinamento delle azioni a livello regionale, in modo da concentrare gli sforzi di tutti verso filoni prioritari, come, per esempio:

- la salvaguardia del patrimonio;

- l’orientamento locale della scuola;

- le sinergie fra economia e cultura;

- una maggiore trasparenza e professionalizzazione delle attività culturali, continuando ed approfondendo tendenze già in atto come “contraccolpo” allo scandalo del Premio Grinzane Cavour;

- un ricambio, almeno parziale, di una classe dirigente delle istituzioni culturali, o, almeno, della sua cultura dominante.


Per ciò che riguarda la salvaguardia del patrimonio, insisteremmo sulla necessità di valorizzare quegli elementi (come, per esempio, la preistoria, i castelli, i santuari, le sinagoghe, i luoghi Valdesi, i luoghi storici del Risorgimento e della Resistenza) che forniscono un legame con le grandi vicende storiche del territorio, ed, inoltre, di rievocare alla memoria i fenomeni culturali minoritari e/o elitari, che comunque contribuiscono a formare la ricchezza dell’identità regionale (minoranze etniche, intellettuali anticonformisti, europeismo).


Quanto all’orientamento locale della scuola, ricordiamo l’urgenza di sviluppare la conoscenza della storia e della linguistica locali, ponendole in collegamento con le grandi vicende storiche connesse (per esempio, la storia del Monferrato con quella del Sacro Romano Impero, quella del Principato di Acaia con le Crociate, quella del Paese Walser con l’economia transfrontaliera medievale, quella delle Valli Valdesi con la formazione del Regno di Sardegna, quella di Torino con il Risorgimento, l’industrializzazione e la critica della modernità).


Per ciò che concerne le sinergie fra economia e cultura, alla complementarietà fra le industrie terziarie (editoria, formazione e consulenza) nei confronti delle attività produttive, alla necessità di utilizzare il Web (2.0 e 3.0) e la “banda larga” quali veicoli per la diffusione della cultura prodotta sul territorio, e, di converso, alla cultura del territorio come stimolo per gli investimenti volti all’incremento dell’interconnettività delle reti, oltre che a quelli nel settore dell’editoria elettronica.


Per ciò che concerne la trasparenza del sistema di finanziamento, pensiamo al superamento del sistema dei contributi parziali a fondo perduto, ed alla generalizzazione di un sistema competitivo per l’assegnazione, su basi di progettualità, competenza ed economicità, la gestione dei servizi culturali. Per ciò che riguarda la professionalizzazione, ad un esame di carattere competitivo delle varie competenze, allo stimolo alla creazione di consorzi ed alla formalizzazione di collaborazioni con i giovani aventi carattere permanente.


Per quanto concerne l’orientamento strategico, esso dovrebbe, a nostro avviso, essere finalizzato ad un orientamento dell’offerta culturale che fosse capace di fuoriuscire dalla vieta alternativa: preservazione del patrimonio/innovazione, ma mirasse, invece, ad offrire iniziative capaci di suscitare interesse grazie alla loro attinenza alle problematiche culturali della Regione (per esempio, rapporti con le altre regioni transfrontaliere, reperti fondamentali e classici del patrimonio culturale europeo, approfondimenti sulle grandi aree del mondo, in ispecie quelle con le quali si stanno intensificando i rapporti economici, come, per esempio, la Cina, l’India ed il Medio Oriente).


Ulteriori informazioni

http://www.alpinasrl.com/

riccardo.lala@alpinasrl.com

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